Affidarsi alla memoria aiuta la ricerca storica e
psicologica. Le tappe della nostra vita con i loro significati transeunti
e duraturi emergono pian piano dal limbo
dell’oscurità che li avvolge.
Molte sono le situazioni del presente che hanno trovato una spiegazione nella lettura di un passato
personale, rivisitato con la serenità di
chi vuole capire se stesso, in un approccio metacognitivo spesso salutare.
Non è di natura problematica, per fortuna, la
ragione che mi spinge a riaprire l’album dei miei ricordi, ma una ricorrenza :
i 50 anni di sacerdozio di un fraterno amico,
don Adelino Martella, che ha lasciato un’impronta indelebile nella mia
storia personale.
Il suo tempo spesso è coinciso con il mio tempo, in
un incontro continuo provocato da un vissuto, comune, condiviso e dialogante.
E non poteva essere altrimenti……
Quanti ricordi affiorano dall’albo “della memoria
che si sfolla”, ma che nel mio caso hanno superato la barriera del Tempo restando indelebili e presenti a me stesso, in ciò che io sono oggi.
Fine anni ‘60! Per don Adelino questi sono gli anni che coincidono con l’incipit della sua attività sacerdotale; per me, invece sono stati gli anni che hanno
determinato il mio ingresso nel
seminario ginnasiale della diocesi di Otranto, che aveva la sede nel la
struttura diocesana adiacente la valle dell’Hydro a Otranto. Sono gli anni in cui il Concilio
Vaticano II sollecitava la Chiesa ad una maggiore apertura verso le tematiche
cosiddette “laiche” e a dare coerenti risposte con la Pacem in terris agli
uomini di buona volontà senza chiudersi o nascondersi dietro paradigmi
dogmatici.
Don Adelino in seminario svolgeva la funzione di “Padre spirituale” a
favore di ragazzi che, pur nell’incertezza del proprio futuro, comunque si erano predisposti in virtù di una
“chiamata” a chiarire i significati nascosti dell’essere vocato.
Il “ Padre Spirituale…”: una figura a me
sconosciuta!
Mio padre, quello naturale, mi aveva lasciato due
anni prima. Un trauma le cui tracce di tanto in tanto ancora affiorano. Cercavo
in tutti i modi di sostituirlo. Capivo, tuttavia, che era impossibile!
Don Adelino si faceva notare per il suo dinamismo,
per le sue doti di organizzatore, per il suo forte ascendente sui giovani, la
sua vitalità, intraprendenza e lungimiranza, cultura, dimensioni valoriali di “un
padre” che tutti avrebbero voluto avere e
con il quale condividere il difficile e problematico cammino dell’adolescenza.
Se per gli altri la scelta di un padre spirituale
poteva sembrare una delle tante “regole” dettate dal vivere in una comunità cristiana
seminariale, per me è stata, invece, quasi una scelta indotta dal bisogno di
compensare un “vuoto” che il destino aveva contribuito a creare nella mia vita.
Qualcosa mi sollecitava ad aver fiducia in lui.
Iniziava
così un percorso di scoperta condivisa del “sé”, finalizzato a segnare la mia vita nel
tentativo fatto di successi e fallimenti di definire un profilo orizzontale e
ascetico/trascendentale, da cui partire per orientarmi verso un opzione
possibile, quella sacerdotale.
Don Adelino in tale contesto è stato per me una guida e una figura
esemplare. Egli è stato in ultima analisi ciò che io volevo essere e avrei
voluto essere e che, per un insondabile mistero che avvolge la vita di ognuno
di noi, non sono poi diventato. I modelli positivi spesso funzionano avviando
nella persona in formazione un itinerario di crescita coerente.
Quanti
stimoli culturali, quante letture e relative meditazioni lo hanno visto protagonista…
Una sola la sua chiave di lettura : rileggere in
chiave cristiana il presente, adeguando il
messaggio evangelico alla storia personale di ognuno di noi, in un suo “apprendistato sacerdotale” dentro
cui emergevano i tratti di una personalità forte, umile e, a tratti, “ribelle”.
Molti i ricordi che si affastellano nella mia
mente, aiutata in questo recupero dalle numerose, e ormai sbiadite dal
tempo, foto che hanno fissato per sempre
alcuni momenti della nostra vita.
Alcune località : Varallo Sesia (VC), Ballino (TN),
San Vito di Cadore (BL). Impossibile non ricordare il suo spirito di avventura
durante le numerose escursioni sulle
montagne che circondano le succitate località.
La conquista (non è un eufemismo…è successo
davvero!) del Monte Rosa è emblematica per poter rappresentare alcuni tratti
del suo carattere e della sua indole : don Adelino attrezzato con scarponi,
calzettoni di lana, pantaloni alla “zuava”, un maglione dai colori vivaci,
zaino e piccozza…(un vero montanaro); noi al seguito con scarpe da ginnastica,
tuta, qualcuno in geans e un bastone
arrabattato lungo i sentieri che la nostra impavida e improvvisata guida
montanara apriva sotto il nostro progressivo, sudato, sincrono, incedere e arrampicarsi su per la vetta.
Poi l’arrivo
in vetta…l’incontro con gli alpini del C.A.I. in raduno presso un rifugio…I complimenti per
l’impresa realizzata…la targa ricordo…la celebrazione dell’Eucarestia...l’incontro
inebriante con l’infinito e i suoi “spazi sovrumani e la profondissima quiete”...cogliere
la prima stella alpina (che conservo tuttora)…toccare il Cielo e confondersi
con esso…
Coraggio, protagonismo,
determinazione, decisionismo, condivisione, consapevolezza del traguardo e dei
rischi ad esso correlati, divulgatore di valori e principi cristiani…..queste
sono le qualità, assolutamente eccezionali, vissute da don Adelino in prima persona e progressivamente diventate
indicatori e parametri valoriali per la nostra formazione di adolescenti in
erba.
La pagina dell’album delle foto e dei ricordi schiude i volti di due
donne : Fiorella e mia madre, due storie diverse e contigue alle quali mi
riesce difficile non accostare la figura
di Don Adelino e che mi piace ricordare in questa testimonianza per i valori sottesi rilevabili da una attenta
lettura della narrazione che viene fatta.
L’incontro scoperta con Fiorella, il mare cristallino
di Andrano, le “caramelle” di quel mare limpido pescate da don Adelino, un provetto uomo di
mare, e gustate sul posto, l’ amorevole
accoglienza della mamma di don Adelino, figura chiave nella sua vita, il pranzo
preparato con i prodotti e i frutti della terra salentina, la visita alla
Chiesa di Diso, un autentico scrigno pieno di tesori artistici che hanno
suscitato l’interesse di Fiorella, esperta antiquaria di Lugano (Svizzera),
l’orgoglio di don Adelino, parroco di Diso, nel raccontare con autentico
atteggiamento da erudito la storia culturale e artistica di quel sacro luogo
espressione della spiritualità di quel
popolo.
Mia madre : l’avanzare dei ricordi viene rallentato
da qualche lacrima….
Caro Adelino! Mia madre mi ha insegnato con il suo
usuale atteggiamento materno speso verso tutti coloro che si relazionavano con
lei che la maternità fisiologica poteva essere trasferita e vissuta in una dimensione
spirituale. Le tue visite nella sua casa, non preannunciate “ mai”, per mia
madre erano una autentica festa; lei provava la stessa gioia che si prova quando un figlio più
grande, che vive lontano, ritorna nella sua casa.
Ho parlato di mia madre perché lei, in questa ricorrenza del tuo 50° di
sacerdozio, avrebbe “testimoniato”, la
tua umanità, la tua bontà e, soprattutto, l’essere stato vicino a suo
figlio…
Un augurio : continua a spargere intorno a te i
valori dell’amore, dell’amicizia, dell’umiltà, della semplicità e pulizia degli
affetti.
Prof.
Dolce Giuseppe
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